IN UNA CALDA GIORNATA DI GIUGNO

In una calda giornata di giugno ho fatto uno spettacolo di improvvisazione.

Un match di improvvisazione teatrale, per la precisione. Che c’è di strano? Ne faccio tanti, è il mio lavoro. Infatti.
In una calda giornata di giugno ho improvvisato davanti a un pubblico che non aveva mai visto uno spettacolo d’improvvisazione. Un pubblico curioso, caloroso, che voleva vedere come se la sarebbero cavata i loro amici. Che c’è di strano? Come in tutti i teatri. Infatti.
In una calda giornata di giugno ho improvvisato con altre dieci persone. Erano molto emozionati, hanno giocato, si sono fidati ciecamente, hanno portato in scena personaggi incredibili e hanno raccontato storie meravigliose.

Che c’è di strano? Succede sempre. Infatti.

In una calda giornata di giugno ho improvvisato in italiano con dieci ragazzi di nazionalità diversa. Americani, colombiani, romeni, egiziani, moldavi, italiani. E non tutti parlavano un italiano fluente, ma ci siamo sempre capiti alla perfezione.
Che c’è di strano? È il bello del teatro e la magia dell’improvvisazione. Infatti.
Ieri ho improvvisato con ragazzi che avevano alle spalle solo quattro mesi di corso d’improvvisazione. Che c’è di strano? Ci sono improvvisatori molto talentuosi e il maestro Gabriele ha fatto un ottimo lavoro. Infatti.
In una calda giornata di giugno, prima di entrare in scena, ho parlato con questi ragazzi. Mi hanno raccontato delle loro vite, delle paure, degli sbagli, di cosa fanno e cosa vorrebbero fare, dei loro sogni.

Che c’è di strano? Tutti hanno una vita da raccontare. Infatti.

In una calda giornata di giugno ho guardato negli occhi questi ragazzi. E i loro occhi mi hanno raccontato molto di più delle loro parole. Mi hanno raccontato anche ciò che non hanno detto. Che c’è di strano? Che si parlasse anche con lo sguardo non è certo una novità. Infatti.
In una calda giornata di giugno ho improvvisato in una casa circondariale, insieme a dieci detenuti e due straordinari professionisti, Alida e Federico, davanti a un pubblico di detenuti. Che c’è di strano? La parola detenuti non mi piace ma non è di certo un’offesa. Infatti.
In una calda giornata di giugno, a mio giudizio, lo spettacolo è stato bellissimo.

Forse il più bello che abbia mai fatto.

Nonostante fossi teso, preoccupato e, probabilmente, anche con dei pregiudizi. Cosa c’è di strano? Che in un minuto mi hanno messo a mio agio, cancellando ogni tensione, preoccupazione e pregiudizio. Come solo i grandi uomini di spettacolo sanno fare. Infatti.

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